In Italia, più tasse si pagano meno servizi si ricevono. E’ una sorta di paradosso sottolineato dal consueto rapporto di Itinerari Previdenziali sulle entrate fiscali, che fotografa una realtà in cui il 15,26% dei contribuenti con redditi superiori ai 35mila euro paga il 63,39% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. Viceversa, il 75% di coloro che dichiarano meno di 29mila euro versa il 24,43% di tutta l’IRPEF.
Una situazione già evidenziata negli scorsi anni, sulla quale i vertici di Itinerari Previdenziali e della Cida, (Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità) sono particolarmente critici.
«Chi guadagna, ad esempio, dai 55mila euro in su (oggi poco più del 5 % del totale) si fa carico da solo di circa il 42% del gettito fiscale e non riceve nulla in cambio – segnala il presidente Cida, Stefano Cuzzilla -. A peggiorare il quadro arriva la nuova Manovra 2025, con tagli ai massimali delle detrazioni a partire dai 75mila euro».
Il presidente di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, rincara la dose: «giusto aiutare chi ha bisogno, così come garantire a tutti diritti primari come quello alla salute, ma i nostri decisori politici tendono spesso a trascurare come queste percentuali dipendano anche da economia sommersa ed evasione fiscale per le quali primeggiamo in Europa: è davvero credibile che quasi la metà degli italiani viva con circa di 10mila euro lordi l’anno?».
Vediamo con precisione i dati sulle entrate fiscali 2023 (sul periodo d’imposta 2022).
Entrate fiscali: le tasse per fascia di reddito
l gettito IRPEF, al netto delle detrazioni, è stato pari a 189,31 miliardi (di cui 169,59 miliardi, l’89,59%, di IRPEF ordinaria): valore in aumento del 6,3% rispetto al 2022, anche se inferiore alla crescita del PIL nominale (+7,7%). Crescono sia i dichiaranti (42 milioni 26mila 960, numero superiore al record 2008), sia i contribuenti che versano almeno 1 euro di IRPEF, che toccano quota 32 milioni 373mila 363.
Cresce anche i numero dei contribuenti che dichiarano più di 20mila euro annui, mentre sono meno numerosi dell’anno precedente i redditi sotto i 20mila euro. Resta il fatto che il 45,16% degli italiani non dichiara reddito.
E, su 42 milioni di dichiaranti, il 75,57% dell’intera IRPEF è pagato da circa 10 milioni di contribuenti, mentre i restanti 32 milioni ne pagano solo il 24,43%.
Distribuzione del gettito fiscale
Come detto, il 75,80% dei contribuenti italiani (redditi sotto i 29mila euro) versa soltanto il 24,43% dell’IRPEF.
Itinerari Previdenziali definisce questa situazione più vicina a quella di un paese povero che di uno Stato membro del G7, ritenendola anche poco veritiera guardando a consumi e abitudini di spesa degli italiani.
A salire, la scomposizione mostra quei poco più di 6 milioni di versanti con redditi superiori ai 35mila euro che, nella sostanza, si fanno carico del finanziamento del nostro welfare state.
Le critiche e le proposte di Itinerari Previdenziali
L’aumento dei dichiaranti e del gettito IRPEF riflette l’andamento positivo dell’occupazione, ma resta il sopra menzionato punto debole della distribuzione del carico fiscale, sbilanciato a favore di redditi medio alti a fronte di un eccessivo numero di redditi bassi o molto bassi.
«Un quinto dei contribuenti italiani dichiara redditi minimi o nulli – insiste Brambilla -. Una fetta consistente che non è degna di una delle più grandi potenze industrializzate. Un Paese che, purtroppo, vive di assistenza e assistenzialismo, mentre affonda nell’economia sommersa. Basti pensare che in 10 anni la spesa per il welfare è aumentata del 30% a causa di una vertiginosa spesa in assistenza, pari a +126%».
Le soluzioni per rendere il sistema fiscale più virtuoso? Favorire l’emersione, anche facendo leva sul contrasto di interessi fra fornitori e acquirenti, sviluppo del welfare aziendale, detassazione dei premi risultato e degli aumenti salariali o straordinari.
Sono ipotesi di lavoro che tendono a ridurre il cuneo fiscale, perché prevedono appunto defiscalizzazioni, senza pesare eccessivamente sulle finanze dello stato.
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